Quando, nell’ormai lontano 1999, l’ingegnere inglese di stanza al prestigioso MIT (Massachussets Institute of Technology) Kevin Ashton introdusse il concetto di internet delle cose, l’idea che oggetti di uso comune, dalle scarpe da ginnastica alle sveglie ai timer al termostato di casa, potessero diventare “intelligenti” e, grazie alla raccolta e alla condivisione di dati tramite internet, interagire in maniera attiva con la nostra vita, sembrava una utopia da futuro remoto, simile alle intuizioni di scrittori di fantascienza come Philip K. Dick o William Gibson.
Oggi, a quasi venticinque anni di distanza da quella folgorante idea, possiamo dire invece che non solo quel futuro non era poi così lontano come sembrava, ma che molti di quei concetti hanno trovato una tale applicazione nella nostra quotidianità da non sorprenderci nemmeno più. Il telefonino che ci avvisa se la strada che stiamo percorrendo in auto presenta, cinque chilometri più avanti, un intasamento o un incidente, un timer che regola la temperatura in casa, oppure l’apertura delle persiane in salotto, un vasetto di medicinali che attiva una spia nel caso ci dimentichiamo di assumerli sono infatti qualcosa che ormai, bene o male, abbiamo tutti più o meno sperimentato.
L’internet delle cose, in inglese “Internet of Things”, insomma, vive e lotta insieme a noi. Ecco allora che diventa importantissimo che i servizi offerti dalle aziende che si occupano appunto di connettività IoT (appunto l’acronimo che designa in inglese l’internet delle cose) offrano prestazioni sempre più efficienti e in grado di soddisfare le esigenze e le aspettative di tutti gli utenti, privati o aziende che siano.
COSA INTENDIAMO DI PRECISO PER INTERNET DELLE COSE
Prima di tutto, intendiamoci sul significato che vogliamo dare al termine “cose”. In questo caso, le “things” in questione sono dispositivi, device, impianti e sistemi, macchinari che vengono connessi tra loro tramite appunto una rete internet: li possiamo definire infatti anche “smart objects”, perché hanno la peculiarità di potersi connettere e geolocalizzare, elaborando dati e interagendo con l’ambiente esterno.
La comunicazione tra questi oggetti avviene appunto tramite internet, attraverso tecnologie come il bluetooth o i codici QR, e può trovare applicazione nei più svariati campi, dall’industria con i suoi processi produttivi e logistici, fino alla mobilità, per arrivare poi, nella quotidianità di tutti noi, ai sistemi per ottimizzare l’uso delle risorse energetiche e effettuare assistenza di vario genere da remoto.
Ancora, campi in cui l’internet delle cose trova applicazione sono la sanità, la domotica, l’agricoltura, fino alla telemetria e alla telematica e alla videosorveglianza.
COSA FANNO LE AZIENDE SPECIALIZZATE NELLA “INTERNET OF THINGS”
Dicevamo poc’anzi che le aziende fornitrici di servizi legati all’internet delle cose hanno un ruolo enorme nella diffusione di questa tecnologia connettiva. All’atto pratico, il loro compito principale è quello di fornire delle piattaforme di supporto rapide e veloci per favorire la connettività IoT a vari livelli.
Parliamo dunque di schede SIM super performanti, realizzate su misura in base alle necessità di clienti e aziende, partenariati con agenzie che si occupano di sistemi di roaming (per garantire la connettività ovunque) e di sistemi di controllo online rapidi, efficienti e di facile utilizzo anche da parte di utenti non particolarmente ferrati nel campo.
Insomma: l’internet delle cose è una realtà, ora bisogna farla diventare adulta!