clubhouse

Tutto parte da un tweet, quello di Elon Musk, che fa scattare la scintilla. Clubhouse è il social del momento, ma non tutti sanno come funziona esattamente. Oggi vi spieghiamo brevemente in cosa consiste il nuovo social network.

Clubhouse è basato interamente su delle stanze in cui è possibile chiacchierare con altri utenti o amici. Per chi è pratico, è simile al funzionamento di Discord, ma differente nella filosofia.

Clubhouse, il nome dice tutto, nasce per creare dei club virtuali in cui si discute di vari argomenti. Non è presente nessun messaggio o commenti, l’interazione è esclusivamente via audio. L’azienda tiene a precisare che nulla viene registrato, è garantita la massima privacy.

Avete provato a scaricarla? Non vedere l’app? Non riuscite ad accedere? Molti utenti stanno avendo difficolta ad accedere nel social network, questo perché attualmente l’entrata è chiusa. Clubhouse non si aspettava un grande flusso di utenza, per il momento l’unico modo per entrare è avere un invito.

clubhouse

L’invito si può ottenere tramite un amico che è già in possesso di un account attivo all’interno della piattaforma. Inoltre attualmente l’app è presente esclusivamente per iPhone. Gli utenti Android dovranno aspettare, l’azienda ha già dichiarato che stanno lavorando al progetto e presto vedremo ClubHouse anche sul PlayStore.

Come funziona? Una volta entrati, il sistema vi mostra una pagina piena di stanze create dai contatti salvati sul telefono. Dopo avrete la possibilità di unirvi ad una chat vocale sotto forma di “pubblico”.

In poche parole avrete il microfono disattivato e per parlare bisognerà cliccare sull’icona per “alzare la mano”. Successivamente saranno i moderatori a decidere se dare la parola a qualcuno del pubblico o negarla. Questo sistema è simile a quello già visto sui servizi di videochiamata come Zoom, Teams e Meet.

Insomma, ClubHouse rappresenta un ottimo social ma è ancora abbastanza limitato a livello di utenza. Infatti il social è ancora giovane, è stato fondato ad aprile 2020 da Paul Davison e Rohan Seth, due ex dipendenti Goolge.