Sbarca a Milano UberEATS, il servizio di food delivery firmato Uber

Sembra un mercato già molto pieno quello del food delibera con la presenza di Foodora, Just Eat e Deliveroo: ma nel settore piu discusso del momento è entrata anche Uber, ovvero stessa tecnologia (app, geolocalizzazione, algoritmi, logistica), ma con più investimenti e un modello più evoluto. Uber Eats è pronta su iOS e Android in versione italiana da oggi.

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Uber ha maturato molta esperienza in questo settore in tutto il mondo e Milano è la 44esima città del mondo dove porta questa particolare applicazione indipendente. Il capoluogo lombardo è stato scelto come primo posto dove iniziare per almeno tre ragioni: concentrazione di ristoranti (un centinaio quelli nel network di Uber), di consumatori, alto livello di alfabetizzazione e confidenza coi servizi app mobile. Sarà dunque la smart city italiana per eccellenza a rappresentare il test di ammissione per Uber in questo settore. La multinazionale ha già calcolato che molto presto potrebbe diventare in Italia la principale fonte di introiti.

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Proprio oggi a Smau il country manager di Uber, Carlo Tursi, toccherà con mano la vivacità di Milano, e punterà, a parte l’ovvia fidelizzazione dei clienti e grande tecnologia, il punto che la distinguerà dagli altri è che i suoi fattorini non lavoreranno per lei, ma per le cucine collegate. In pratica, è l’equivalente di Uber Pop per il trasporto cibo: i driver (corrieri su brevi percorsi) vengono pagati come lavoratori autonomi dai ristoratori, non saranno operatori per Uber, non avranno turni o altri particolari obblighi sugli orari e sulla zona geografica, mentre Uber è “soltanto” intermediario tecnologico, fornitore della piattaforma di prenotazione che guadagnerà dalla commissione ad ogni transazione. La somma delle commissioni pagate dal lato fornitore di cibo forma la base dalla quale il corriere preleva la propria parte a seconda di quanto ha lavorato. Questa è la gig economy, dove tutti fanno lavoretti e pochi, cioè la piattaforme, accumulano enormi capitali grazie a servizi tecnologici puramente remunerativi che non devono alimentare alcun welfare.

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I dati del mercato parlano di acquirenti online che sono aumentati del 7% nel 2016(sono circa 19 milioni, poco più del 60% degli utenti Internet italiani). Su questa fetta il Food&Grocery vale 575 milioni di euro e cresce comunque del 30%. L’andamento è dunque molto positivo, nonostante i ristoranti attualmente online col loro eCommerce sono meno del 20% del totale. Il buon andamento del settore dipende quindi dal grande lavoro fatto dai diversi player, ognuno con la sua diversa offerta, più che da nuove cucine collegate.

I consumatori online acquistano prodotti di largo consumo dai supermercati online (ad esempio Carrefour, Esselunga e Tigros) e dalle grandi DotCom (ad esempio Amazon), prodotti enogastronomici dai produttori, dai retailer specializzati (ad esempio Eataly Net), dai siti delle vendite private e dai marketplace; acquisti di vino dalle enoteche online e dai siti delle vendite private specializzate (ad esempio Svinando e Tannico) e quelli di cibo pronto dagli aggregatori (Deliveroo e Just Eat) e per le consegne a domicilio della spesa basta citare Amazon Prime Now, attivo a Milano da Novembre 2015. Anche Eataly Today, attivo sempre a Milano da Luglio 2016, per la consegna anche di prodotti freschissimi o gastronomici, direttamente dalla cucina stellata di Alice, e Deliveroo che garantisce un tempo di evasione di 30 minuti dall’ordine.

Ecco qual’è il mercato dove è entrato Uber Eats.

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Ventiquattrenne, studente di Ingegneria dell'Informazione, malato di tecnologia sin dalla tenera età. Utilizzatore di qualsiasi piattaforma con maggior interesse verso il brand della mela! Son dell'idea che la tecnologia possa aiutar l'uomo e che l'IoT sia la svolta, oltre che il mio futuro campo di lavoro. Il mio motto? NO PAIN NO GAIN