Ecco un’analisi del rapporto tra ragazzi, studio e tecnologia.
XXI secolo, definito anche “Era Digitale” per la quantità di oggetti tecnologici-digitali che caratterizzano la vita e la società di oggi.
Ma, questa “invasione tecnologica” che effetto ha sui ragazzi?
La prima cosa da notare è l’approccio verso gli strumenti digitali da parte dei ragazzi, che risulta essere più che naturale.
Questo era già stato notato e spiegato nel 2001 da Marc Prensky nel suo articolo “Digital Natives, Digital Immigrants”, in particolare, con la frase:
«I nostri studenti sono oggi tutti “madrelingua” e parlano il linguaggio digitale dei computer, dei videogiochi e di internet»
Inoltre, Prensky, definisce “Digital Natives” (Nativi Digitali) tutte le persone cresciute con l’uso della tecnologia e si riferisce a quelli nati dopo 1985.
1984-1985, anni in cui sono state rilasciate le prime versioni dei sistemi operativi Apple (Macintosh OS) e Microsoft (Windows 1.0) dotati di interfaccia grafica, quindi utilizzabili da qualsiasi tipo di utente, dall’esperto al principiante.
Il concetto di “Nativi Digitali” viene ripreso da Veen Wim e Vrajjing Ben nel libro “Homo Zappiens. Crescere nell’era digitale”, pubblicato nel 2010, con particolare attenzione all’apprendimento, come testimonia la frase:
«Questa generazione, i nativi digitali di Prensky, mostra comportamenti di apprendimento non lineari, come quelli alfabetici e gutenberghiani, ma attraversoo schemi, icone, suoni, giochi, “navigazione” virtuale»
Questo ha indotto gli studiosi a verificare la teoria di Veen e Vrakking, così, alla Quest to Learn di New York, dal 2011, vengono usati i videogiochi al posto dei libri ed, a fine anno, gli studenti sostengono gli stessi test di altre scuole me,a al posto del voto in pagella è presente il livello raggiunto, come scritto da Visco nell’articolo “A New York, addio ai libri: si studia con i videogame”
Come abbiamo visto gli studenti di oggi apprendono meglio tramite il metodo digitale rispetto a quello cartaceo, quindi, la scuola dovrebbe adeguarsi al nuovo millennio e non gli studenti ai classici metodi di apprendimento, ormai, di gran lunga superati.